Cari cittadini di Bagolino e Ponte Caffaro,
l’incontro pubblico tenutosi recentemente sul tema del depuratore in località Prada ha messo in luce molti elementi importanti. Per chi non ha potuto esserci, e per chi cerca un punto fermo tra promesse, accuse e realtà tecniche, vogliamo offrire un riassunto onesto e trasparente della serata, seguito dalle nostre riflessioni come gruppo di minoranza.
I protagonisti dell’incontro
All’incontro erano presenti i rappresentanti di A2A, l’azienda incaricata da AATO (Ufficio d’Ambito) per lo studio, la progettazione e la futura realizzazione del nuovo depuratore di Bagolino. A parlare per A2A è stato l’ingegner Romano, che ha illustrato lo stato del progetto e chiarito i prossimi passi.
Durante la serata hanno preso parola l’ex sindaco Gianzeno Marca del nostro gruppo di minoranza, l’attuale sindaca Claudia Caré – già attiva nel comitato contro il depuratore – e naturalmente i rappresentanti del comitato, che continuano giustamente a manifestare la loro contrarietà all’impianto previsto in Prada.
Le parole di A2A: tecnica, non politica
L’ingegner Romano, a nome di A2A, ha sottolineato che il progetto non è ancora definitivo e che il percorso autorizzativo è in pieno svolgimento. Il progetto in discussione è lo stesso già approvato in fase di fattibilità nel 2021, e A2A lo sta perfezionando. Siamo dunque ancora in una fase in cui è possibile influire e migliorare, ma questo richiede proposte serie, non solo posizionamenti politici.
È stato chiarito che la scelta dell’area in Prada non è arbitraria, ma deriva da una valutazione tecnica su vincoli ambientali, urbanistici e logistici. Tutte le possibili alternative – inclusa quella del collettamento a valle – sono state analizzate e scartate, per motivi concreti, legati a costi insostenibili, limiti tecnici e tempi di realizzazione incompatibili con le urgenze ambientali.
Inoltre, la famosa distanza dei 100 metri dalle abitazioni non rappresenta un vincolo assoluto, come confermato dal Ministero competente. Il vincolo è derogabile a fronte di un interesse pubblico superiore, di una dimostrata assenza di alternative e se anche chi rientra in tale distanza beneficia dell’opera in questione, condizioni che A2A ha documentato tecnicamente.
Ora, tocca all’amministrazione comunale farsi realmente carico delle preoccupazioni degli abitanti di Prada, portando in sede progettuale osservazioni fondate e concrete: questioni igienico-sanitarie, odori, rumori, impatto visivo, valore immobiliare. Queste sono le basi su cui si può discutere e intervenire. Non basta dire “noi non siamo d’accordo”. Una posizione puramente ideologica non risolve i problemi: li rimanda. E nel frattempo, la minaccia delle sanzioni europee resta, mentre i reflui non depurati continuano a scorrere verso Ponte Caffaro e verso tutti i comuni dell’Eridio.
La trasparenza dell’amministrazione Marca
Gianzeno Marca ha ricordato che la sua amministrazione non ha mai nascosto nulla. Se oggi qualcuno può affermare che “avevano promesso che le vasche sarebbero state coperte”, allora significa che il dialogo c’è stato, e che la precedente amministrazione ha cercato soluzioni per tutelare Prada, senza alimentare illusioni ma seguendo quanto emerso dalle relazioni tecniche.
Il tanto discusso cambio di destinazione d’uso dell’area di Prada non è stato né nascosto né improvvisato. Al contrario, si è trattato di un atto deliberato, formalmente approvato nell’ambito del Piano di Governo del Territorio (PGT), e regolarmente comunicato ai cittadini in più occasioni.
Occorre ricordare che un cambio di destinazione d’uso avviene attraverso una variante al PGT, approvata dal Consiglio Comunale, a seguito di iter trasparente e pubblicamente consultabile. L’obiettivo, nel nostro caso, era evitare sanzioni europee per l’assenza di un impianto di depurazione adeguato, e dimostrare l’intento del Comune di affrontare concretamente il problema ambientale.
Ma c’è di più: già nel 2011 l’area risultava classificata come “ambito destinato a servizi di interesse pubblico”, come riportato nella documentazione urbanistica ufficiale. L’estratto della legenda tecnica, visibile qui sotto, conferma la presenza della destinazione già allora compatibile con opere pubbliche come un depuratore.
Dunque, non è stata stravolta alcuna destinazione, né si è “nascosto” nulla: l’area era e rimane una zona tecnica, pensata per opere di servizio pubblico. La trasformazione del PGT ha semplicemente reso l’area ancor più coerente con la sua funzione prevista, e lo ha fatto seguendo le regole.


Le giravolte dell’attuale amministrazione
E qui veniamo al punto dolente. In campagna elettorale, la sindaca Caré e la sua lista hanno promesso soluzioni alternative.
Ma a distanza di un anno:
- non è stato presentato nessuno studio tecnico alternativo: dopo affermazioni così nette in campagna elettorale ci si aspettava qualcosa di un più concreto di “avevamo delle idee ma non sono andate in porto”.
- non è stato incaricato alcun esperto: dei soldi il comune li ha spesi per altre questioni tecniche (come le verifiche degli usi civici), come mai non è stato destinato nulla per una questione su cui ci si è spesi così tanto in campagna elettorale?
- non è stata formulata alcuna proposta concreta: nonostante le domande fatte nelle occasioni più disparate dal gruppo di minoranza, ad oggi non solo non c’è nessuna proposta alternativa concreta messa nero su bianco, ma non sappiamo nemmeno quali fossero le tanto sbandierate alternative.
Non è tutto: oggi si cerca di scaricare la responsabilità sulla “vecchia amministrazione”, affermando di essersi trovati tutto già deciso. Ma se in campagna elettorale dicevano di avere le soluzioni, e poi “scoprono” i documenti, per altro pubblici, solo dopo l’elezione (n.d.r. dichiarazione fatta durante l’insediamento della nuova sindaca), non è forse il caso di interrogarsi su quella trasparenza tanto sbandierata?
Un’opposizione che non si nasconde
Noi non ci siamo nascosti, né dietro slogan né dietro scuse. Abbiamo detto da subito che:
- l’impianto serve e alla svelta, dato che coinvolge direttamente o indirettamente tutta la popolazione, il nostro territorio e ci espone a sanzioni europee;
- la zona di Prada è tra le poche disponibili e dalle relazioni tecniche fatta da A2A risulta l’unica;
- vanno ascoltati i cittadini coinvolti, cercando ogni possibile misura per ridurre l’impatto dell’opera.
Siamo convinti che non si tutelano i diritti con la propaganda, ma con l’onestà. E che sia più rispettoso dire la verità, anche se scomoda, piuttosto che vendere facili illusioni.
In conclusione: meno parole, più fatti
Dispiace sinceramente se il comitato contro il depuratore ha avuto l’impressione che fossero state nascoste delle informazioni. Ma i fatti dicono che fu l’amministrazione Marca a firmare uno studio di fattibilità, non un progetto esecutivo, e a portare avanti l’iter in modo trasparente.
La nuova amministrazione, invece, ha passato un anno a non fare nulla, senza fornire alternative né documentate né sostenibili. E intanto il tempo passa, e il problema rimane.
Noi, come minoranza, continueremo a lavorare per l’interesse di tutta la popolazione, compresa quella di Prada. Non nel modo più comodo, ma in quello più onesto, efficace e concreto.